Cari rotariane e rotariani
È consuetudine a fine dicembre farsi gli auguri per l’anno a venire. Da tutte le parti risuonano festosi gli auspici di «Buon anno». Ma quando un anno si può considerare veramente buono? Cosa serve per renderlo tale? In base a cosa lo determiniamo?
Nello sport o nella gestione, la situazione è semplice. Ci sono obiettivi chiari, misurabili, che possono essere controllati. Se lo scopo prefissato è raggiunto ci rallegriamo del successo e ispirati da questo risultato sopportiamo anche eventuali periodi di «vacche magre». Se falliamo, invece, l'umore è meno euforico. Ma anche allora, numeri e standard, definizioni e parametri concreti ci aiutano a identificare la causa del fallimento in modo che le cose vadano meglio la volta seguente.
Molto più difficile è nella vita privata. Bilance e orologi da fitness a parte, qui quasi nulla qui è misurabile. Nel mio caso, ad esempio, sono spesso le cose non pianificate e sorprendenti che rendono un anno ricco e prezioso. Esperienze inaspettate, incontri con persone escoperta di cose, luoghi o fenomeni che non conoscevo. Tuttavia, per avere queste possibilità devo dare loro lo spazio che esse richiedono e può essere difficile se ogni giorno è già programmato in anticipo. Obiettivi ambiziosi possono farci rendere meglio, ma non dovrebbero impedirci di fermarci di tanto in tanto a riflettere su ciò che è veramente essenziale per noi e su ciò che fa di un anno un buon anno. Non per niente il detto recita: «La via è la meta.»
Vi auguro quindi per il 2022 e per la seconda metà dell'anno rotariano di vivere molti momenti gratificanti lungo la strada che porta ai vostri obiettivi e, soprattutto, di avere tempo e mente liberi per riconoscerli.
Dal cuore, tanti auguri,
DG Beatrice Seiterle